Scienza?


Per una riflessione (amara) sulla scienza prendo a spunto un risultato recente di un gruppo di biologi che è riuscito a trasferire con successo il genoma di un ceppo di batteri in cellule di lievito, lo ha modificato e quindi ritrasferito in un altro batterio, con una metodica che può essere utilizzata di routine.
Sinceramente non sono daccordo neanche nel definire "scienza" risultati come questo, a meno che non si sia concordi (ma io non lo sono) nel fatto che la parola scienza non significhi più scire per causas ma piuttosto manipolare la realtà sfruttando le opportunità tecnologiche con il fine neanche troppo nascosto di consolidare una certa struttura di rapporti sociali in cui gruppi ristretti godono di enormi ricchezze e livelli di potere.
Mi si obietterà che - anche se la scienza è stata spesso utilizzata per compiere atti terribili - i risultati della ricerca, qualsiasi essa sia, possono essere usati in modi differenti (un uomo che inventa un coltello per tagliare il pane lo può usare pure per uccidere); non è quindi la ricerca a essere sbagliata, ma a volte il suo utilizzo.
Io non sono daccordo. Per almeno tre motivi:
- la ricerca non è staccata dal resto delle attività umane e lo scienziato non può giocherellare impunemente con le forze della Natura nascondendosi dietro il paravento della conoscenza fine a se stessa, scaricando la responsabilità degli eventuali utilizzi sbagliati su ingegneri e politici, tanto più che molto spesso i progetti di ricerca partono con l'intento dichiarato di creare strumenti di distruzione (i premi Nobel del progetto Manhattan furono una manica di assassini alla stessa stregua dell'equipaggio dell'Enola Gay);
- esattamente come quello in cui viviamo - basato sulla democrazia e l'economia di mercato - non è il migliore dei mondi possibili, così l'epistemologia dominante erede del neopositivismo non è l'unica via alla conoscenza. Mi lascia molto perplesso che a 65 anni dal saggio di Schrödinger su "Che cos'è la vita?" si continui ancora ad applicare il riduzionismo in biologia in maniera bovina, smontando e rimontando esseri viventi come se fossero motori di automobile. Evidentemente questa epistemologia è dettata più dagli interessi delle grandi companies farmaceutiche che da puro amore di conoscenza;
- trovo quantomeno singolare che si invochi la tecnologia per riparare danni provocati in larga parte dalla tecnologia stessa (effetto serra, inquinamento, nuove forme di sfruttamento del lavoro...), mi ricorda molto la storia di quel vetraio che la notte girava per il paese spaccando i vetri delle finestre delle case a sassate... nel mondo che vorrei più che forzare la Natura per realizzare i suoi capricci, l'Uomo dovrebbe lavorare seriamente su sé stesso per trovare modi di vivere in armonia all'interno di quella stessa Natura dalla quale tutti veniamo e tra le cui braccia ognuno di noi troverà riposo alla fine del suo viaggio.

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