Contro gli eroi

Non mi fido degli eroi. L’ingiustizia da riparare è un concetto molto sfuggente. Solitamente, il male viene sconfitto e i buoni vincono, anche a costo di dolorosi spargimenti di sangue. Ma mi viene un sospetto: sono i buoni che vincono o sono i vincitori che scrivono la storia autoproclamandosi buoni? (Leggi tutto l'articolo)

22 commenti:

Anonimo ha detto...

non si fida degli eroi? beh in parte forse nemmeno io, ma sa di chi davvero io ho paura? degli indifferenti, dei passivi, di quella massa informe, abulica priva di ideali e spirito critico che, paradossalmente forse,con il suo non agire ha influenzato la storia; ha lasciato fare, ha permesso determinati fatti. L'ingiustizia da riparare è un concetto sfuggente quanto lo è la ricerca di giustizia, libertà, valori positivi. La voglia di cambiare ciò che esiste di ingiusto è la condizione fondamentale per costruire un mondo migliore. la violenza è sbagliata, è terribile ma -adesso sviene me lo sento- davvero esiste una violenza giustificabile..un uomo che viene aggredito per la strada e per legittima difesa nello scontro uccide il suo assalitore ha forse le stesse colpe di chi volontariamente uccide persone innocenti per semplice spirito di sopraffazione? e partendo da questi presupposti perchè un popolo oppresso che si accinge ad una rivoluzione dovrebbe essere condannato? lei parla delle possibili ragioni di entrambe le parti.. in una rivoluzione non è così..che ragioni può avere un potere che decide di mantenere se stesso nonostante il popolo non gli riconosca fiducia? Kant scrisse che la rivoluzione in quanto espressione della volontà del popolo è morale nella sua essenza. Ed è vero: quali siano gli esiti, le successive conseguenze è il popolo che si assume le proprie responsabilità e decide di scegliere. sa quand'è che si diventa davvero uomini? quando si ha il coraggio delle proprie idee, del proprio pensiero; quando si è fedeli ai propri ideali; quando si prende in mano il proprio destino, si accetta il compito che la vita ci ha proposto e si fa ciò che è
giusto.perchè davvero esistono valori inviolabili, su cui non è possibile discutere, valori assoluti che devono restare integri e immutabili al di là delle convinzioni politiche, culturali, religiose: l'uguaglianza, la libertà, il rispetto della dignità e dei diritti dell'essere umano, la libertà d'espressione, il totale rifiuto della sopraffazione dell'uomo sull'uomo...chi per conservare il proprio stato di superiorita calpesta questi principi secondo lei può avere delle ragioni? Ribellarsi contro ciò che è ingiusto è un dovere che la storia, la società la tua coscienza ti pongono. Mi vorrebbe forse dire che i franchisti o le SS avevano le loro ragioni? si sentirebbe di condannare un partigiano perchè ha imbracciato un fucile? una rivoluzione non può essere comparata ad un colpo di stato o ad atti terroristici. Il popolo che sceglie per se stesso non è forse l'atto più democratico che possa esistere? chi sapendo di essere nel giusto per i più svariati motivi rifiuta questo compito perde la propria dignità di uomo. E chi lotta per i propri diritti e per quelli di altri rischiando la propria vita e mettendo in gioco tutto (compreso se stesso) per un qualcosa di più grande, considerato più importante della propria persona è degno di tutta la mia ammirazione. O dovrebbe forse avere sensi di colpa per aver ucciso altri uomini? la vita del nemico ucciso (non di un innocente ma di chi per smania di potere ha calpestato l'esistenza di altre persone) vale forse di più di quella di chi oppresso da quella determinata situazione non riesce a vivere? la violenza, le guerre la morte sono cose orribili d'accordo ma sa cosa le dico: è facile fare quello che fa lei, condannare tutto in blocco senza fare differenziazioni e senza concedere appelli. Ma si rischia di cadere nel qualunquismo, nella sterile dissertazione formale. dico la verità: è quello che ho fatto anche io per molto tempo, mentre giocavo a fare l'incorruttibile e pura idealista, integra al di sopra di tutto. Poi ho capito che schierarsi, mettersi davvero in gioco, portare avanti dei principi purtroppo vuol dire anche questo. vuol dire calarsi nella realtà concreta. facile guardare dall'alto, da un platonico mondo delle idee i concetti puri..gli ideali non possono solo essere predicati, formalizzati, devono essere applicati! gli ideali non danno soddisfazioni, gratificazioni, sono un peso da portare, comportano sacrifici, richiedono dedizione, implicano dolore..se accetti te stesso, il tuo pensiero è giusto che tu accetti anche queste conseguenze..lei parla di pace, di non violenza, di guiustizia, di ideali formali, astratti..adesso le faccio io una domanda: come può anche solo pensare di poter sacrificare vite concrete per una presunta integrità morale che forse risentirebbe di un allontanamento da principi del tutto astratti..chi fra noi due è più fedele ai propri principi? lei che li considera quasi alla stregua dell'imperativo categorico di Kant o io che credo nella posibilità concreta di cambiare le cose e che ritengo giusto lottare per farlo? La realtà, la società, la storia non sono cose che già di per sè esistono, immutabili ed eterne..All'uomo spetta il compito di costruirle..io credo nella pace ma a volte una rivoluzione nel presente è l'unica possibile pace del futuro..sulla lettura strumentalizzata della storia sono d'accordo ma grazie ha scoperto l'acqua calda.. e comunque sono fermamente convinta che l'uomo tenda ad un grado di consapevolezza sempre maggiore..credo in un futuro di uguaglianza, libertà. un fuuro senza proprietà privata, senza classi nè stato..ma quel futuro purtroppo non è adesso, e prima di arrivarci, oltre ad una sensibilizzazione delle masse serviranno ancora molte rivoluzioni

Anonimo ha detto...
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alessandro cordelli ha detto...

grazie di aver lasciato un commento (ne erano venuti due uguali e uno l'ho tolto). Dunque, capisco perfettamente la tua posizione; anni fa - neanche tanti - l'avrei sottoscritta al 100 per 100 (forse la cosa non ti farà piacere, ma il mio cambiamento di prospettiva non è una conversione, quanto piuttosto una evoluzione).
Intendiamoci, rifiutare la violenza non significa mettere sullo stesso piano le ragioni degli uni con quelle degli altri, e neanche condannare tutti. Anzi, ormai dovresti saperlo, io non condanno nessuno. Certo, un po' di diffidenza verso gli eroi che sparano me la concederai. Sono più incline a considerare eroi quelli che costruiscono piuttosto che quelli che distruggono. Il maestro che insegna a leggere ai bambini, il contadino che ogni anno coltiva il grano, il falegname che costruisce un tavolo...
Il punto è che non esistono scorciatoie per fare un mondo migliore, e una rivoluzione non sono solo i giorni in cui lo sfogo brutale del popolo esasperato cancella i simboli e gli uomini del potere; una rivoluzione sono anche i mesi e gli anni seguenti, quando un nuovo potere con le mani grondanti di sangue si forma, crea nuovi miti, produce nuove ingiustizie. Ed è impossibile che non sia così, perché un albero che affonda le sue radici nel dolore non potrà che dare frutti di dolore. E allora? Ci teniamo l'ingiustizia? Come cambiamo il mondo? Già, cambiare il mondo, ma quando? Oggi? Domani? Cambiare il mondo, ma chi? Io, tu? A volte, nessuna risposta è meglio di una risposta sbagliata...

Anonimo ha detto...

ed è proprio perchè una rivoluzione non si riduce solo ai giorni di lotta armata che essa non solo distrugge ma crea..e forse un albero che affonda le proprie radici nel dolore riesce a conservare un certo grado di cnsapevolezza. Sa quand'è che l'uomo impara e migliora? quando si trova faccia a faccia con i propri errori. è quando lo smantellamento di ciò che è ingiusto ha richiesto sofferenza, sangue, sudore che allora si fa di tutto per evitare gli errori del passato e non creare nuova ingiustizia..ma cosa crede?che io non preferirei un cambiamento culturale, il pacifico raggiungimento di una consapevolezza del bene e del male autonoma e estesa a tutti? sarebbe il mio sogno, ma a volte condizioni oggettive impediscono lo sviluppo di questa consapevolezza, e queste condizioni devono quindi essere eliminate...la consapevolezza implica attesa, attesa di secoli non di attimi; ma quanto possiamo ancora attendere?? e le dirò di più: lei parla di un nuovo inevitabile riformarsi di ingiustizia; esso secondo me non dipende dal metodo in cui si attua la rivoluzione ma dal fatto che essa non è riuscita a compiersi pienamente. finchè esisteranno ancora poteri in piedi continueranno a nascere forme di ingiustizia nuova..forse le rivoluzioni passate hanno fallito perchè non si è avuto il coraggio di portarle alle estreme conseguenze, ci si è fermati prima, si sono fatti sconti, concessioni.non sono state radicali.cambiare il mondo.. oggi e domani, tutti i giorni..chiunque abbia la coscienza di farlo..per il come non ho una soluzione, o almeno non una univoca. ogni realtà è diversa, ha le sue sfumature, le sue cause le sue necessità..ma penso al contrario di lei che nessuna risposte sia sempre la risposta più sbagliata. Non si tratta di dissertazioni filosofiche nelle quali la sospensione di giudizio può essere presa in considerazione, si tratta di vita..ed è imopossibile pensare di poter sospendere l'azione...(me lo sento: fra vent'anni diventerò come lei..)

alessandro cordelli ha detto...

Ma non credi che sia troppo semplicistico ridurre tutte le dinamiche della civiltà dell'uomo (perché è di questo che stiamo parlando, di una storia che si sviluppa in migliaia di aree geografiche e in migliaia di anni) alla "sacra rappresentazione" in cui i ricchi fanno soprusi fin quando il popolo coi forconi entra nel palazzo reale, gli stronzi penzolano dalle forche, i buoni vincono, e tutti si incamminano verso il sol dell'avvenire come nei quadri di Pellizza da Volpedo? Non è il solito errore razionalista di pensare che la realtà deve seguire i nostri modelli e non piuttosto che l'esistente vada capito nei suoi aspetti più profondi, prima che tentare di cambiarlo?
Non pensare - lo ripeto - che io sia disimpegnato, inconsapevole, che non senta le ingiustizie bruciare sulla mia stessa pelle; il fatto è che rifuggo le banalità, e la violenza è la cosa più stupida e banale che esista, chiunque la pratichi e in nome di qualunque dio (sia Allah o gli idoli laici di Robespierre).
E poi un'ultima provocazione: ma sei sicura che - per esempio - in mezzo al popolo indignato che sputazzava su Mussolini e Claretta appesi a testa in giù in piazzale Loreto, fossero poi tanto pochi quelli che pochi anni prima formavano le folle oceaniche plaudenti ai discorsi del duce? E allora, domando io, cosa c'è di vero in tutto ciò?

Anonimo ha detto...

sono una razionalista è vero, ma ogni tanto purtroppo o per fortuna riesco ad intuire anche la realtà..non sempre ma a volte capita anche a me..crede che non sappia che spesso in una rivoluzione così come, riportando il discorso alla banalità del quotidiano, in una manifestazione, o in una seplice autogestione almeno il 50% sono pecore che vanno dietro al carismatico di turno? come già detto la consapevolezza non si raggiunge così su due piedi..un mio amico un giorno mi disse che purtroppo siamo in pochi ad essere diversi da uno squallore diffuso.. non so ancora in quale categoria collocarmi ma non sono troppo distante da questo tipo di pensiero...sono rischi che si corrono, ma a volte il coinvolgimento di gente-banderuola acritica e perchè no anche stupida serve per creare consapevolezza....ho avuto una crisi di coscienza qualche mese fa proprio per questo: avevamo usato ragazzi che di politica non ci capivano un tubo per fare numero e poter avere un po' di attenzione, ancora non sono riuscita a perdonarmelo ma probabilmente perchè non sono adatta alla politica..non credo che lei sia disimpegnato o inconsaspevole ma penso che a volte tenda a semplificare troppo i pèroblemi, tende a non vedere le sfumature che per me sono importanti, anche se devo ammettere che allo stesso tempo ne coglie altre che per me non esistono..la violenza è sbagliata.. lo so ma a volte è inevitabile.. posso lanciarle io una provocazione? sa perchè la sinistra ha fallito in Italia? a causa del riformismo e del compromesso.. quando si cerca la mediazione a volte si tende a rinunciare al giuysto per salvaguardare l'utile..e adesso visto che sta facendo a pezzi la mia coscienza spero che vorrà almeno degnarsi di proporre uno srtraccio di soluzione a tutto quello che sta condannando...

alessandro cordelli ha detto...

...bé, sui motivi dello sfacelo della sinistra siamo perfettamente daccordo, anche se forse certe posizioni sfumate nascono dal fatto che all'interno della stessa sinistra le idee non sono molto chiare su quello che va ricercato e quello che va combattuto.
Riguardo poi alla violenza necessaria ecc., mi sembra che si possa ricondurre il discorso al rapporto tra l'uomo e la realtà a lui esterna (è futile impegnarsi o è comodo astrarsi?). A tal proposito mi permetto di rimandarti a un mio breve post del mese di febbraio su questo stesso blog ("Cercatori di realtà").

Anonimo ha detto...

ho letto il suo post di febbraio a cui non rispondo un po' per incapacità un po perechè se inizio a parlare di questi argomenti sfioro l'assurdo......e comunque sa cosa penso: è doveroso impegnarsi, chi non lotta non sa scegliere e chi non sa scegliere non sa vivere....eppure credo di essere la persona meno pragmatica del mondo, non credo che la realtà si risolva nel contingente anzi dovrebbe sapere che l'atrazione è ciò a cui spontaneamente tengo..figuriamoci poi se posso essere materialista....il suo paragone è assurdo!!!!!!!!!!

alessandro cordelli ha detto...

...ma lo so benissimo che non sei materialista, e che non ti accontenti degli aspetti parziali e contingenti. Oggi consideri la lotta per cambiare il mondo come l'Assoluto (o comunque una manifestazione dell'Assoluto), domani potresti riconoscere l'assoluta impermanenza di tutto quello in cui maggiormente ci identifichiamo (ideali compresi), e addirittura l'illusorietà di quella struttura permanente che chiamiamo ego, i cui contorni si dissolvono nel grigio ad una analisi più approfondita, ad un ascolto privo di pregiudizi che non dia nulla per scontato. Però il tuo percorso potrebbe portarti in direzioni diametralmente opposte, e ancora non ci sarebbe niente di male. Io non ti giudico, né tu dovresti giudicare te stessa. Spero solo che non ti accontenti mai e che tu non smetta mai di cercare, perché è solo la continua tensione verso la verità a dare un significato alle nostre esistenze.

Anonimo ha detto...

mi sto per commuovere...dico sul serio..ma come potrei non giudicarmi???non riuscirei a farlo nemmeno volessi, e a volte penso addirittura che smettere di giudicaremi sarebbe sbagliato: come potrei evitare di chiedermi ogni giorno se ho rispettato i valori in cui credo, se ho fatto la cosa giusta o se sono stata all'altezza di una situazione?fortunatamente tendo a prendermi le mie responsabilità e non ho intenzione di farmi sconti. lei mi dice che non devo giudicarmi..penso che se davvero smettessi di farlo e di seguire i valori in cui credo lei stesso mi stimerebbe di meno (intendiamoci: non faccio quello che faccio -giusto o sbagliato che sia- in cerca di approvazione) e comunque sono fatta così, non posso diventare un'altra persona...per quanto riguarda la ricerca di verità non sono ancora riuscita a trovare la giusta direzione..non so quanto le farà piacere la cosa ma in realtà spero che un giorno riuscirò ad accontentarmi e smetterla con paranoie, digressioni, riflessioni e deliri filosofici..ripensavo al tema che le diedi prima della fine della scuola: l'ho dato a lei perchè la astimo e mi faceva piacere chje lo avesse (e me lo correggesse anche se me l'ha ridato intonso)ma anche perchè l'avrebbe letto senza darmi della pazza......non so forse mi manca un po la figura del caputo ma in quest'ultimo anno ho perso un bel po' di fiducia nella speranza di abbracciare la verità, e a dirla tutta anche un po' di interesse per la filosofia (l'unica disciplina che ritengo in grado almeno potenzialmente di pervenire al vero)...forse la mia esistenza rimarrà come quella d3ella maggior parte delle persone priva di senso, però avrei sicuramente una serenità maggiore.. tante paranoie in meno e tante certezze -false magari, ma comunque rassicuranti- in più....

alessandro cordelli ha detto...

...i tuoi deliri filosofici, le tue paranoie, sono preziosi e fanno parte di te; al momento opportuno (se mai quel momento verrà) le abbandonerai, ma non in uno sforzo volontaristico e intellettualistico, bensì allo stesso modo in cui il serpente lascia la sua vecchia pelle a primavera. Come pure liberarsi dal peso del giudizio verso sé stessi e gli altri sarà una incredibile conquista di armonia e autenticità.
Non si tratta di diventare un'altra persona, ma di riconoscere che il tuo essere più fondamentale è l'aria che respiri, l'acqua che bevi, la terra che calpesti, il resto è illusione, effimeri disegni tracciati dal fumno di una sigaretta.
Ci sono tre modi per guardare un film: distrattamente, senza seguire la storia e pensando agli affari propri; immedesimandosi fino al punto di identificarsi completamente con i personaggi; seguendo con attenzione ogni battuta ma senza mai perdere la consapevolezza del fatto che si è spettatori. E tu come lo guardi il film della storia? (domanda retorica, la risposta è ovvia...)

Anonimo ha detto...

non starà mica dicendo che mi immedesimo a tal punto da identificarmi con ideali che in realtà non fanno parte di me, vero? tutto è prezioso, ma nulla è indispensabile... non sono fatalista, non credo in ipotetici momenti in cui le cose che devono accadere accadono spontaneamente e in modo naturale..penso che tutto abbia bisogno di impegno, sforzo, a volte sacrificio o costrizione..a volte anche l'atto di "costruire" la propria persona risponde a questa esigenza...il peso del giudizio altrui le assicuro che è minimo, e anche il mio in fondo è più che sopportabile, anche se a volte paradossalmente forse il peso di un suo ipotetico giudizio è uno di quelli che sento di più...ps: l'accenno alla sigaretta è cattiveria!!!!!!!!!!

alessandro cordelli ha detto...

A questo punto la domanda che mi viene naturale è: "sì, ma in fondo un ideale cos'è?" Qualcosa che esiste prima e fuori di noi? Non riesco a vederne la consistenza al di fuori di un universo di significati autoreferenziale. E se allora è qualcosa che noi abbiamo creato come può essere un fine per il nostro agire? Mi viene allora il sospetto che si tratti di una certezza; rassicurante come tutte le certezze, buona per fare una sosta, ma fuorviante se deve essere il termine di tutto il cammino. Addirittura, può essere più facile morire per un ideale protetti da un'armatura di certezze che vivere senza pelle in mezzo all'oceano dell'Essere, anelando solo alla verità.

Anonimo ha detto...

sa che le dico? aveva ragione, o meglio: non ha proprio ragione nemmeno lei, ma perlomeno è meno distante dalla realtà di quanto non lo fossi io...il mondo non si cambia, le persone neppure...me ne sono accorta in questo mese..spero solo di imparare ad accettare tutto ciò che mi circonda..beh tutto non ci spero neppure, diciamo che mi basterebbe qualcosa..ho buttato 19 anni dietro un'utopia, almeno posso dire di essermene accorta in tempo

alessandro cordelli ha detto...

si direbbe che dall'ultima volta che ci siamo sentiti hai avuto una esperienza di quelle che - nel bene o nel male - lasciano il segno... Comunque vedi che non hai buttato via i tuoi anni, per il semplice fatto che non si può buttare via il tempo (anche se ogni tanto mi piacerebbe stare un po' da qualche altra parte mentre il tempo passa!)

Anonimo ha detto...

già..ho buttato via quasi tutto quello che mi ero costruita negli anni -compresi credibilità e rispetto- per una piccola tragedia immaginaria, squallida e priva di alcun motivo di esistere...e tutto questo per cercare di vedere il buono, dove di buono non c'è nulla..l'unica cosa positiva che ne è risultata è stata l'iscrizione all'università, che non volevo fare ma che mi serve per pagare un po del mio debito con alcune persone...altra cosa sbaliata in linea di principio ma inevitabile..spero che poi potremo parlarne insieme, spesso lei mi serve a chiarirmi le idee e ricordarmi un po che persona sono...volevo chiamarla ma non so se è il caso, in ogni caso appena torno ad essere in grado di formulare un discorso coerente vorrei offrirle un caffè un pomeriggio, o magari in una delle sue ore di buco, se me lo permette e ne ha voglia ovviamente..la consapevolezza, un po dolorosa forse, è che il cinismo non sempre è sbagliato, e chi non può caambiare il mondo è giusto che almeno impari a conviverci.. sono pochi quelli che riescono a continuare a provare a credere in una cosa fino in fondo pur senza ottenere risultati, io non ce la faccio..non rinnego nulla di quello che ho fatto finora e per certi aspetti nemmeno me ne pento, sono solo un po più matura, un po più consapevole e di conseguenza anche un po più disillusa..

alessandro cordelli ha detto...

tu non puoi cambiare il mondo ma il mondo non può cambiare senza di te, gli ideali sono illusioni ma niente di buono può essere realizzato senza la loro spinta, e le azioni più nobili sono quelle compiute nel totale disinteresse verso i risultati... credo che ogni contraddizione non vada terminata con una scelta, ma superata con un atto di profonda intuizione.
Anch'io ti vedrei molto volentieri, cercami quando vuoi (paradossalmente sarò meno impegnato dopo l'inizio della scuola che in queste due settimane)

Anonimo ha detto...

che il mondo cambi o no non penso dipenda da quanto io ne faccia parte...il disinteresse verso i risultati, il fare le cose solo perchè è giusto, il mettersi in secondo piano per qualcos'altro...ci ho provato, gliel'assicuro, ma ci vuole una forza che non ho per continuare a farlo, per farlo davvero, fino in fondo..sa da cosa me ne rendo conto? dal fatto che non ho nemmeno un briciolo di rabbia verso nessuno, e se una come me non prova rabbia verso nulla non ha qualcosa che la spinge a cercare oltre..non penso più nemmeno io che le contraddizioni vadano superate con una scelta, ho deciso di non scegliere..sto andando avanti per inerzia, mi sono messa dalla parte degli abulici ignavi che fino ad un mese fa disprezzavo tanto..adesso li capisco anche se il fatto di farne parte non mi fa giustificare la cosa. un po' mi faccio schifo, ma non avrei altre soluzioni..e poi penso che a forza di convivere con se stesso uno impari ad accettarsi..la stimo perchè c'è una parte di lei che riesce ad imporsi sui suoi istinti ed anche sul suo cervello e in questo modo la rende del tutto libero di scegliere. questa è una cosa che io non riesco ancora a fare..combatto tutti i giorni con diverse parti di me stessa e è difficile che sia davvero io a vincere..ci tenevo a dirle che mi sono iscritta a matematica, il 10 ho il test, non ho ancora fatto nulla e non ho intenzioone di studiare ora, però non è vincolante per l'ammissione.. l'idea di andare all'università mi fa alquanto schifo però per la prima volta in vita mia ho deciso che a ottobre mi metterò sotto e studierò..speriamo di farcela senza troppi problemi

alessandro cordelli ha detto...

questo tuo momento difficile non si può che guardarlo con profondo rispetto; se hai bisogno di qualcosa, chiedi pure (anche di ripassare un po' di analisi prima del 10...). Comunque, tutto fluisce, passa, sfuma, anche il dolore che - più o meno consapevolmente - infliggiamo a noi stessi.

Anonimo ha detto...

rispetto???????????lo so che lei per sua natura tende a portarne a tutti e sempre, ma stavolta non dovrebbe essercene..e se glielo dico io che sono parte in causa vuol dire che è vero..non ho bisogno di nulla, e comunque per rispetto non sarebbe giusto che lo chidessi a lei, comunque grazie del gesto..e poi gia le invio le mie paranoie sul suo blog....la chiacchierata che le avevo proposto voleva essere una cosa tranquilla, non si preoccupi non la tengo lì due ore ad ascoltarmi mentre mi sfogo...ma mi fa piacere parlare con una persona che non va avanti solo per banlità, luoghi comuni e idee prese in prestito da qualche altro..analisi non l'ho più nemmeno guardata, non mi metto certo a farla due giorni prima del test, comunque grazie anche per questo..e per quanto riguarda il dolore, so che posso sembrare un po autolesionista, ma non me lo infliggo di proposito.....

alessandro cordelli ha detto...

ok, allora lasciamo passare il 10 (magari anche l'inizio della scuola) poi se vuoi venirmi a trovare mi farà molto piacere ragionare un po' con te di tutte queste cose...

Anonimo ha detto...

grazie..