Correvo, nel bosco. Mantenendo il pensiero concentrato sulla ricerca (razionale) dell’essenza dell’uomo ho capito come tutto il nostro agire sia immerso nella contingenza e anche ciò che chiamiamo “il carattere di una persona” (cioè il livello psicologico) non è altro che la manifestazione, all’interno di una particolare rete di relazioni e possibilità, di modalità dell’essere, possibilità della realtà, strutture fondamentali, o come le vogliamo chiamare; quella è l’essenza profonda che sola ha il diritto di dire “io” e di cui tutto il nostro agire è manifestazione. Bene, in quel momento e per un attimo solo, ho intravisto il mio “io-sono”, cioè quella particolare modalità che veste la mia persona. È stato – lo ripeto – solo un attimo prima di essere travolto dalla spinta emotiva e razionale, ma quello che ho visto in quell’attimo è stato meraviglioso, da lasciare senza fiato. Non credo di essere una persona particolarmente bella; piuttosto, a quel livello di verità ogni essere umano (e forse ogni vivente o addirittura ogni cosa) deve essere splendido. Se riuscissi a vedere l’essenza degli altri come ho intravisto la mia, credo che verrei proiettato in uno stato di amore paralizzante, di contemplazione continua (che forse è qualcosa di simile a quello che ci aspetta dopo la morte...). Se ogni uomo vedesse se stesso e ogni altro uomo a quel livello di profondità, non solo cesserebbe automaticamente ogni forma di violenza, di strumentalizzazione, di angoscia, ma altrettanto spontaneamente si creerebbe una inestricabile rete d’amore, un tutto inseparabile dotato di inconcepibili possibilità.
Strana esperienza...
Correvo, nel bosco. Mantenendo il pensiero concentrato sulla ricerca (razionale) dell’essenza dell’uomo ho capito come tutto il nostro agire sia immerso nella contingenza e anche ciò che chiamiamo “il carattere di una persona” (cioè il livello psicologico) non è altro che la manifestazione, all’interno di una particolare rete di relazioni e possibilità, di modalità dell’essere, possibilità della realtà, strutture fondamentali, o come le vogliamo chiamare; quella è l’essenza profonda che sola ha il diritto di dire “io” e di cui tutto il nostro agire è manifestazione. Bene, in quel momento e per un attimo solo, ho intravisto il mio “io-sono”, cioè quella particolare modalità che veste la mia persona. È stato – lo ripeto – solo un attimo prima di essere travolto dalla spinta emotiva e razionale, ma quello che ho visto in quell’attimo è stato meraviglioso, da lasciare senza fiato. Non credo di essere una persona particolarmente bella; piuttosto, a quel livello di verità ogni essere umano (e forse ogni vivente o addirittura ogni cosa) deve essere splendido. Se riuscissi a vedere l’essenza degli altri come ho intravisto la mia, credo che verrei proiettato in uno stato di amore paralizzante, di contemplazione continua (che forse è qualcosa di simile a quello che ci aspetta dopo la morte...). Se ogni uomo vedesse se stesso e ogni altro uomo a quel livello di profondità, non solo cesserebbe automaticamente ogni forma di violenza, di strumentalizzazione, di angoscia, ma altrettanto spontaneamente si creerebbe una inestricabile rete d’amore, un tutto inseparabile dotato di inconcepibili possibilità.
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