Durante una cena in un ristorante rumoroso ed affollato, mentre nessuno si curava di me, ho visto chiaramente le innumerevoli conversazioni della gente intorno a me nella loro verità: scambi di informazione, messaggi, atti relazionali, per lo più meccanici e deterministici (ancorché di livello molto alto), che attivavano meccanismi naturali e fisiologici nelle profonde complessità dei loro cervelli. E l’individualità di tutte quelle persone per alcuni attimi si è come dissolta, rimanendo solo un sottobosco di impulsi e stimoli che attivano una intricata rete di azioni e reazioni; ho potuto contemplare in tal modo l’illusorietà dell’ego, che è solo una rappresentazione convenzionalmente unitaria di processi naturali, apparentemente frutto di una volontà che in effetti è qualcosa di diverso da come ce la rappresentiamo. Negativamente, però, (cioè per esclusione, o per esaustione) ho potuto apprezzare la realtà di un residuo che evapora dalla disgregazione dei processi naturali considerati come il “sé”: quello che potremmo chiamare l'"io-sono", testimone atemporale e delocalizzato, spina dorsale della coscienza, in grado di porsi al di fuori e osservare dall'alto l'incessante gioco di paure, desideri, automatiche risposte e reazioni inconsapevoli.
Al ristorante
Durante una cena in un ristorante rumoroso ed affollato, mentre nessuno si curava di me, ho visto chiaramente le innumerevoli conversazioni della gente intorno a me nella loro verità: scambi di informazione, messaggi, atti relazionali, per lo più meccanici e deterministici (ancorché di livello molto alto), che attivavano meccanismi naturali e fisiologici nelle profonde complessità dei loro cervelli. E l’individualità di tutte quelle persone per alcuni attimi si è come dissolta, rimanendo solo un sottobosco di impulsi e stimoli che attivano una intricata rete di azioni e reazioni; ho potuto contemplare in tal modo l’illusorietà dell’ego, che è solo una rappresentazione convenzionalmente unitaria di processi naturali, apparentemente frutto di una volontà che in effetti è qualcosa di diverso da come ce la rappresentiamo. Negativamente, però, (cioè per esclusione, o per esaustione) ho potuto apprezzare la realtà di un residuo che evapora dalla disgregazione dei processi naturali considerati come il “sé”: quello che potremmo chiamare l'"io-sono", testimone atemporale e delocalizzato, spina dorsale della coscienza, in grado di porsi al di fuori e osservare dall'alto l'incessante gioco di paure, desideri, automatiche risposte e reazioni inconsapevoli.
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