La scuola al tempo della crisi


Tra i molti aspetti che rendono l’epoca attuale completamente diversa dalle precedenti, ve ne sono due che forse più di altri invocano la necessità di un cambiamento nell'impostazione e nelle modalità della didattica. Il primo è una crisi che, per durata ed estensione, appare non più come dinamica di aggiustamento all'interno di un modello ma come irreversibile degenerazione del modello stesso. Il secondo riguarda la quantità di informazione a cui l’individuo ha accesso e la facilità e velocità di tale accesso. In presenza di cambiamenti così profondi viene spontaneo domandarsi se la didattica, le sue modalità, ma anche i suoi contenuti debbano rimanere gli stessi o non sia piuttosto necessario ripensare l’educazione progettando un cambiamento altrettanto irreversibile quanto lo sono quelli dell’economia e della società. Considerazioni di questo tipo comportano necessariamente una riflessione sul rapporto tra educazione e società e, più in generale, tra cultura e società. I modi della cultura – soprattutto di quella scientifica – sono codici cristallizzati alla maniera delle idee platoniche o piuttosto acquistano valenza e significato a partire dal contesto in cui sono prodotti? Questa domanda è collegata ad una serie di altre questioni concernenti il rapporto tra individuo, sistema scolastico, società: in che misura il ruolo della scuola di standardizzazione della cultura e stabilizzazione sociale è compatibile con quello di favorire la creatività e le possibilità espressive dell’individuo? E cosa significa oggi dare all'individuo gli strumenti per sviluppare al meglio le proprie possibilità? L’insegnante è chiamato a osservare, ipotizzare, sperimentare, esplorare inedite possibilità senza dare nulla per scontato o inamovibile. Come in tutte le fasi di cambiamento molte idee che sulla carta sembrano vincenti potranno rivelarsi scarsamente efficaci, ma ciò non deve costituire un alibi. Se infatti si possono nutrire dei dubbi su alcune delle proposte di innovazione che un po’ da tutti i paesi sono venute negli ultimi anni, su una cosa vi è assoluta certezza: la didattica tradizionale ha ormai poco senso ed è totalmente inadeguata rispetto alle sfide di questi e dei prossimi anni.

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