Spazi di libertà


Le azioni non nascono senza motivo. Ogni azione è una risposta a uno stimolo che viene dall'ambiente. Può essere una risposta immediata a uno stimolo urgente, può essere la reazione a fatti e parole ormai lontani nel tempo. Ciò che ci spinge ad agire in un particolar modo a volte è un evento ben identificabile, altre volte una situazione in cui molteplici fatti che riguardano la nostra persona si vengono a sovrapporre, provocando in noi emozioni e sentimenti imprevedibili. Sia come sia, questo è da sempre il modo di essere dell'intero universo: ogni sistema cambia le proprie caratteristiche in base a qualche variazione nell'ambiente in cui è immerso, e così facendo modifica quello stesso ambiente provocando cambiamenti nei sistemi circostanti, secondo una rete causale illimitata. Il punto è che quando il sistema in questione è in grado di valutare le situazioni, allora non abbiamo più una semplice reazione, ma una decisione. E quando al sistema è possibile assegnare quella cosa misteriosa chiamata coscienza, allora la decisione è una scelta.
Gli animali superiori, dotati di un sistema nervoso sviluppato, sono in grado di formarsi immagini mentali del futuro possibile che potrebbe discendere da una certa azione e in tal modo decidere quale risposta mettere in atto secondo la massima utilità, stimata sulla base del loro personale sistema di valori. Sembrerebbe quindi che la libertà sia un'illusione, nascosta nelle pieghe di una mente tanto complessa da perdere il filo delle sue motivazioni. In effetti ognuno di noi è dotato di un "arsenale interpretativo" necessario per formulare i giudizi sulle cose che accadono e prendere decisioni in merito. Siamo reattivi e lo siamo stati nei milioni di anni della nostra storia biologica, perché così le possibilità di sopravvivere aumentano: di fronte alle minacce immediate fermarsi a riflettere significa perdere tempo prezioso. Eppure, per una strana contraddizione, più l'uomo si spinge avanti nella sua evoluzione culturale e più questa caratteristica appare obsoleta e inefficace: in una società complessa la decisione impulsiva è il più delle volte perdente.
A dire il vero, a me non interessa stabilire qual è la modalità di decisione più efficace, quanto piuttosto considerare se esiste una effettiva libertà nelle decisioni dell'uomo, oppure se qualsiasi scelta è rigidamente determinata. I fattori in base a cui formuliamo i giudizi sono in primo luogo paure e desideri istintivi, poi i condizionamenti e i pregiudizi su noi stessi e sul mondo inconsapevolmente stratificati nella nostra psiche dai primi anni di vita, infine i valori assorbiti dalla cultura in cui siamo immersi.
Una reazione diretta non è mai libera, anche se nasce da alti principi morali che l'individuo condivide con tutta la società. Magari è la risposta migliore, ma ciò non toglie che non sia libera. L'essere umano ha però a sua disposizione una risorsa unica, la coscienza. È la capacità di auto-trascendersi, di osservare i propri processi mentali da un punto di vista esterno. I valori giudicano le situazioni dirigendo le scelte, ma nella consapevolezza anche le situazioni giudicano i valori, mettendoli eventualmente in discussione e rimodulandoli. È stato detto che "tra lo stimolo e la risposta c'è uno spazio, e in quello spazio si trova la nostra libertà e il nostro potere" (S.R. Covey). Espressioni come "lotta per la libertà" evocano battaglie cruente tra comunità oppresse e feroci aguzzini; in realtà io ritengo che in quelle situazioni - che pure sono drammatiche e dolorose - la libertà personale sia molto poco a rischio: potranno anche chiudermi in una cella per tutta la vita, ma nessuno mi farà mai abbracciare una convinzione che io non voglio. Il vero combattimento per la libertà è quello che ingaggiamo contro quella parte di noi stessi che reagisce sempre negli stessi modi, prigioniera di schemi travestiti da ideali, guidata lungo sentieri di infelicità da un incontrastabile senso di necessità.

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