Tempi difficili


I periodi di  crisi – come quello che ormai da anni sta vivendo l'Italia e più in generale il mondo occidentale – sollecitano strategie, atteggiamenti e comportamenti che nell'ordinario non si danno. È facile comprendere la disillusione e in certi casi anche la rabbia di tanti cittadini di fronte alla continua erosione delle loro risorse finanziarie. Tanto più che quotidianamente le cronache riportano storie di politici che utilizzano il denaro pubblico per pagarsi piccoli e grandi lussi. Le persone fino a ieri abituate a lavorare con tranquillità avendo garantito un tenore di vita decoroso vedono tasse sempre più alte e stipendi che non aumentano, e a fronte di questi sacrifici i servizi essenziali sempre più scadenti mentre i politici e i manager pubblici sperperano quei soldi a proprio uso personale. Rabbia, impotenza, persino disperazione sono sentimenti diffusi. Il denaro fa sentire tutto il suo potere nel momento in cui scarseggia. L'uomo è animale sociale; l'uomo moderno specialmente non sarebbe in grado di sopravvivere se non all'interno di un contesto sociale organizzato. Qualsiasi bisogno è soddisfatto dal denaro, l'abbondanza di denaro infonde un senso di sicurezza e – di contro – la sua scarsità attiva immediatamente l'impulso primordiale della fame.

I disagi portati dalla crisi economica rientrano in quelle circostanze che influiscono sulla vita dell'individuo ma non sono da questi controllabili. Non si può infatti dominare tutto con la forza della volontà, né è vero che le nostre angosce sono sempre create ad arte dai mass media che agiscono per conto del potere (anche se spesso è così). Vi sono aspetti ineludibili legati alla salute come pure cambiamenti economici e sociali che possono condizionare pesantemente quelli che erano progetti e aspettative riguardo al corso della vita. Di fronte a queste situazioni una scelta vincente è la ridefinizione della percezione del contesto, secondo la lezione dello stoicismo: alcuni eventi dipendono direttamente e interamente da noi, ma gli altri – che cadono al di fuori del nostro cerchio di influenza – non dovrebbero turbarci più di tanto e di fatto non ci turbano se riusciamo ad assimilarli alle altre condizioni al contorno della vita. Pertanto, una visione del mondo che sia fluida e costantemente adattabile è la difesa migliore in un contesto turbolento in rapida e continua trasformazione. È un dato di fatto che esistono persone povere ma felici, mentre vi sono benestanti che arrivano al suicidio. Come è possibile? L'essenza del denaro è la possibilità di essere convertito in un qualsiasi bene o servizio non specificato a priori. In ciò sta un grandissimo potere: la promessa di ricevere non una particolare cosa, ma virtualmente qualsiasi cosa. Al potere che il denaro dà alle persone corrisponde però un potere forse ancora più grande che il denaro ha sulle persone. Per sfuggire all'angoscia che comporta una diminuzione di disponibilità finanziarie – come avviene nei tempi di crisi – ci sono allora due strade: quella ovvia è aumentare il più possibile la propria riserva, l'altra è rimodulare il proprio contesto mentale spostando importanza dai beni e servizi che si possono ottenere solo attraverso il denaro a quelli che invece sono accessibili per altre strade. Guardando attentamente dentro noi stessi ci accorgiamo che alcune esigenze sentite come fondamentali sono in realtà stadi intermedi verso bisogni ancora più profondi di cui si è scarsamente consapevoli. Nel momento in cui si realizza questa semplice verità, la strada è aperta verso la ricerca di una soddisfazione dei bisogni fondamentali che non passi per il possesso delle cose o la certificazione dello status sociale attraverso elementi simbolici. Svalutando quindi ciò che può essere comprato a vantaggio di ciò che non può esserlo, neutralizziamo il potere che il denaro ha su di noi.

Nessun commento: