Luce e oscurità


Spesso mi sono chiesto lo scopo, il fine, il perché del mio abitare lo spazio e il tempo. Non è una domanda di poco conto; molte persone nascono vivono e muoiono senza affacciarsi mai sul baratro del significato. Dico ‘baratro’ perché non si tratta del significato di una qualsiasi cosa – astratta o concreta, eterna o passeggera, sublime o terribile – esterna al soggetto, ma del significato del soggetto stesso. Il giudice della realtà processa il giudice, e un’assoluzione non è affatto scontata. Il pensiero moderno, estendendo il metodo scientifico alla mentalità comune, ha trovato un efficace e rassicurante soluzione a questo problema nella separazione tra osservatore e mondo, una soluzione tanto rassicurante che si può giungere ad affermare che l’armonia del cosmo sia frutto del caso senza per questo che l’uomo si senta perduto. Vi è poi chi riconosce negli ideali lo scopo della vita e ad essi si consacra. Sicuramente un affetto, un ideale, una fede, una missione possono rappresentare un fine convincente, ma si tratta pur sempre del fine delle azioni, uno scopo contingente per fatti contingenti, qualcosa che ora e qui è, ma che in un altro tempo e altrove potrebbe anche non essere o essere diversamente, mentre io, nel mio più profondo modo di essere non potrei essere diverso da me stesso senza cessare di essere me stesso...(Leggi tutto l'articolo)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Consolante. Lo smarrimento di fronte al baratro disperazione caduta ma anche salvezza. Caduta salvezza durante tutto il nostro Esserci.

alessandro cordelli ha detto...

...grazie del commento.
A.C.